Dove una volta accorrevano le folle degli sportivi per assistere alle entusiasmanti partite di calcio nello stadio partenopeo, dove poi, dopo le distruzioni della guerra si allineavano le squallide baracche, simbolo di una tragica situazione di emergenza alla fine degli anni 50 sorse un nuovo rione, con 43 palazzi, 950 famiglie, circa 5000 abitanti. Costruito dalla cassa per il Mezzogiorno fu amministrato dall'ICP, dopo che la Prefettura aveva terminato le assegnazioni. Il nuovo rione Ascarelli, si presentava bene, nella sua ordinata configurazione topografica, aveva ampi
spazi liberi che rendevano più snello il susseguirsi dei palazzi dalle varie tinte e più spedite le comunicazioni, era dotato di una scuola media, di un asilo e di una serie di negozi. Dal punto di vista religioso, il nuovo rione fu affidato in parte alla parrocchia S. Famiglia e in parte alla parrocchia s. Maria delle Grazie al Mulino, creando così non pochi disagi alla popolazione.
Agli inizi degli anni '60, la chiesa di S. Giuseppe è quasi completamente ristrutturata, manca solo il rifacimento del campanile. Tutte le stradine del rione sono alberate con piante di oleandro. L'aspetto generale non è quello fastoso degli anni '30 ma risulta grazioso nel suo complesso.