dell'Eterno emerge con grande intensità, che culmina nel braccio teso, fra i piccoli putti che aggiungono movimento al gruppo, putti simili a quelli recanti le tavole della Legge sul portale della chiesa dei Gerolomini, dello stesso autore. Qualche calo in alcuni putti denuncia l'intervento di Angelo Viva, uno degli allievi più conosciuti del Sammartino, al quale è pure attribuito uno degli angeli posti al di sopra del gruppo marmoreo. Del Solimena, invece è
il Transito di S. Giuseppe, una tela della prima metà del '700, che meriterebbe un accurato restauro. La movimentata partizione di luci ed ombre, infatti, che evidenzia e dà corpo ai personaggi,
è soffocata da un velo di sporcizia e di fumo di candele (si nota anche una bruciatura in basso a sinistra) e non si riesce a cogliere in pieno la carica emozionale che l'artista ha saputo infondere nel dipinto, dosando il dolore e la serenità nella scena della morte del Santo fra le braccia di Maria e di Gesù. Quasi a contrasto di fronte alla tela del Solimena, vi è lo Sposalizio di S. Giuseppe del Palombino, opera anch'essa settecentesca, dai toni alquanto accademici e compassati, dove, però
la staticità e la fissità del ritmo sono interrotte dalla figura femminile in primo piano, che richiama all'ordine il bambino distratto, indicando a lui e allo spettatore